Riflessioni della Presidente COEMM INT’L Maura Luperto
Ero così attratta da lui, così incredibilmente innamorata. Un miracolo di magia, unico e irripetibile. Per un po’…….poi qualcosa è cambiato, una sensazione di mancanza, l’intesa si è affievolita fino a che ho sentito che l’altro era veramente “un altro”, altro da me.
Lui è diverso da come me lo aspettavo o da come speravo che fosse, e per lui è lo stesso, e non si può sopportare, il rapporto si è logorato ma non ci lasciamo. Restiamo insieme nella sopportazione reciproca, dolorosa…..insensata sopportazione. E ogni giorno litighiamo, non ci si comprende, lui mi provoca, io lo provoco. Mi sento frustrata e sono stanca. Però a letto riusciamo ancora ad intenderci, questo rende sopportabile il resto. Però sto sempre male. È questo il mio destino?…….
Forse no!
La sopportazione è una violenza su noi stessi che inizia nel momento in cui non riusciamo a dire di no a qualcosa che non ci piace. Ma perché si sopporta?
Spesso c’è ancora l’idea che amore sia sacrificio , altre volte sopportare è un modo per sentirsi partner, protagonisti e la scontentezza giustifica le scapoatelle. Inoltre se “ti tollero, passo in vantaggio e posso far valere altre richieste”.
Poi c’è la paura della perdita: restare soli, perdere privilegi economici, sociali, la paura di non trovare altro……
Oppure qualcuno pensa di meritare la sofferenza.
Quindi chi sopporta in realtà vuole davvero risolvere la faccenda?
Sta di fatto che chi sopporta vuole che l’altro sia uguale a sé, In base ai bisogni irrisolti, si ha un’idea precisa di come l’altro deve essere, cioè si pensa di sapere cosa è giusto e ovviamente non è la stessa cosa per il partner.
La sopportazione in sintesi nasce dal fatto che l’altro non rientra nelle nostre aspettative. E allora, se siamo tra quelli che sopportano, la domanda da porsi è: “Perché ho bisogno che l’altro sia fatto in un certo modo?”
Maura Luperto 23 ottobre 2018