A occhi chiusi in una posizione comoda, iniziamo a rilassarci.
 Immaginiamo di percorrere un luogo che ci è famigliare. Un luogo in cui siamo stati felici durante la nostra infanzia. Godiamoci la sensazione di benessere che ci suscita essere in quel luogo, finché sul nostro volto sentiamo la presenza di un sorriso.
 Ora immaginiamo di trovarci in riva al mare. Camminiamo sorridendo, siamo soli, stiamo bene. Guardiamo la linea dell’orizzonte e, sempre sorridendo, pronunciamo mentalmente queste parole: “sorriso, la curva del sorriso, la curva innocente, la curva della luna. Là scorre un fiume, scorre un fiume fino al mare, scorre dentro l’ansa morbida del mio corpo sorridente”.
 In lontananza ci appare un’imbarcazione che lentamente si avvicina. Dalla barca scende qualcuno….è un bambino e si dirige verso di noi. Il suo viso è sorridente. Viene verso di noi e ci sorride. Un senso di commozione si impossessa del nostro cuore perché lo abbiamo riconosciuto: quel bambino siamo noi! E mentre si avvicina pensiamo che stiamo per incontrare il bambino che siamo stati un tempo. La nostra commozione si mescola al suo sorriso, finché scopriamo che nascono dallo stesso punto, in un luogo oscuro del cuore….. lo stesso cuore.
 Ora siamo molto vicini a lui. Il suo viso e il nostro quasi si toccano. Il suo sorriso ci pervade… il suo sorriso innocente….lo stesso che avevamo noi quando su tutte le cose si stendeva il cielo del caso, la sublime luce dell’innocenza.
 Lentamente il bambino scompare, ma qualcosa è accaduto dentro di noi: il suo sorriso fisiologico si è fatto per noi esperienza psichica. E non serve più che ci chiediamo che cos’è il sorriso e da dove nasce. La nostra memoria si è impossessata di quel sorriso e noi sappiamo di poterlo rievocare ogni volta che avremo voglia di ascoltare la vita che pulsa dentro di noi.
Maura Luperto 12 luglio 2018