Quante volte ci troviamo di fronte a situazioni della vita dove vorremmo poter essere attivi, per cambiare o migliorare ciò che abbiamo davanti. Che sia nell’ambito della famiglia che ci circonda o quella più vasta, sociale, che possiamo vedere dall’esterno quando usciamo e pratichiamo la cosiddetta comunità. In un modo o in un altro ci sono moltissimi che vorrebbero contribuire al miglioramento e aiutare il prossimo.

Recentemente, ho visto una giovane ragazza “influencer” fare pubblicità, per conto della Caritas, al fine di donare alcuni euro al mese per intervenire sulla mancanza di cibo nel mondo, giustificato ulteriormente dalla guerra. Se si ignorano le cause che portano ai conflitti e alle povertà, a primo impatto, si potrebbe pensare: “che bello, i giovani che si interessano ad azioni umanitarie”. Tra l’altro, il modo in cui viene sponsorizzato lo spot di cui sopra è dolce e carino, invitando le persone a seguire l’esempio della donazione e fare il cosiddetto gesto di cuore.

Chi, invece, ha approfondito le cause delle guerre e della povertà, rischia di provare un grande senso di ipocrisia e frustrazione. Sono infatti proprio le azioni di beneficenza che aumentano ancora di più crisi e povertà.

Spesso, specie negli ultimi 4 anni, si è pensato soprattutto alle assurdità delle pandemie quando, in realtà, molte altre assurdità rischiano di sembrarci normali (moderne schiavitù nell’offerta di lavoro; costante perdita del potere d’acquisto di prodotti e servizi, etc.). La povertà è la prima cosa che, per molti, risulta essere una realtà brutta ma quasi normale e inevitabile. Esattamente come è stato normale credere che i virus possano vivere fuori dai nostri organismi (al contatto con l’ossigeno ogni virus muore).

Se la maggioranza delle persone aprisse gli occhi di fronte a realtà che propongono donazioni per fare beneficenza, probabilmente rischierebbe di sentirsi male a causa di una tale illusione. Ovviamente è così, perché di fronte a tanto dolore e malessere, l’essere umano ha la necessità di avere la certezza di poter alleviare il dolore dell’altro. È anche vero però che, se si aprissero gli occhi, si creerebbero le condizioni per andare a risolvere il vero problema alla radice.

Ci vorrà ancora altro tempo. La verità è che non stiamo facendo nulla per far sì che la guerra e la povertà cessino. Bisogna aprire gli occhi e rendersi conto che, povertà e crisi, sono gli aspetti fondamentali per mantenere l’attuale sistema economico-finanziario: la guerra, poi, non è altro che l’azione che serve ai potenti per far girare l’economia per pochi. Perciò, prima ci togliamo il paraocchi e prima potremmo davvero fare un’azione per il bene di tutti.

È necessario uscire dalla convinzione che donare un po’ di denaro, per pulirsi la coscienza, possa fare la differenza. Quello che occorre veramente, è contribuire, con il minor rischio possibile, a spostare le attenzioni sulle reali soluzioni da mettere in campo per riequilibrare le sorti del mondo: prima fra tutte deve essere quella dell’intervento politico in tutti i comparti sociali.

Bisogna rendersi conto che si può certamente fare del proprio meglio per alleviare i sintomi di un sistema malato ma, per guarirlo, occorre un’azione politica e finanziaria che tragga la forza da una comunità autonoma che parta dal basso; come quella creata con i CLEMM.

Un CLEMM, infatti, nasce per dare zero rischi e zero costi a chi vi partecipa, per discutere sul Programma Mondo Migliore (PMM) e i possibili interventi in tutti i comparti sociali, per conoscere la vera causa delle guerre e delle povertà e per generare una consapevolezza tale da compiere una vera azione di cambiamento

Sophia Molitor

Presidente COEMM

Maurizio Sarlo

P.O. e SG COEMM

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